domenica 6 maggio 2012

I gatti di Ulthar (15-06-1920)


L’Egitto è depositario di racconti che risalgono alle città dimenticate di Meroe e Ophir, dei segreti dell’Africa oscura e misteriosa.

Ad Ulthar, città oltre il fiume Skai vivevano un vecchio contadino e sua moglie che si divertivano ad intrappolare ed uccidere i gatti che osavano entrare nella loro proprietà. La loro casa sorgeva all’ombra dei rami di vecchie querce che sbucavano dal retro di un cortile dimenticato da tempo.
Gli abitanti pur sospettando della coppia non aveva prove certe per accusarli e nessuno osava rivolgere loro la parola.  Sta di fatto che ogni volta che un gattino si dirigesse verso la capanna sotto le querce nere, dopo il tramonto si sentivano certi lamenti, e dell’animale non se ne sapeva più nulla.

Un giorno giunse in città una carovana di nomadi diversi da tutti gli altri che erano passati di li. Essi, in cambio di pezzi d’argenti, leggevano il futuro e compravano perline colorate nelle botteghe. I loro carri erano decorati con effigi misteriose col corpo umano e teste di gatti, falchi, arieti e leoni, ed il loro capo indossava un copricapo con due corni e un curioso disco in mezzo. 

Tra i nomadi faceva parte un ragazzo di nome Menes, senza genitori, molto malato il cui unico conforto era un piccolo gattino nero. Quando una notte l’animale sparì, il ragazzo cominciò a piangere e i cittadini gli raccontarono dell’inquietante coppia. Allora questi rivolgendosi al cielo cominciò ad intonare una misteriosa preghiera. Le nuvole assunsero strane forme: figure esotiche fatte d’ombra di creature ibride sormontate da corni con un disco in mezzo.

La stesa notte la carovana ripartì. Mentre la gente scoprì con sorpresa che tutti i gatti della città erano spariti. Qualcuno affermava di averli visti dirigersi verso la capanna dei due anziati (Atal figlio del locandiere), altri come il vecchio Kranon affermava che erano stati i nomadi a rubarli. 

L’indomani tutti i gatti fecero ritorno alla proprie abitazioni. Avevano un aspetto magnifico e sembravano ingrassati, tanto da rifiutare il cibo che gli veniva offerto.

Passata una settimana, i cittadini di Ulthar si accorsero che dalla vecchia capanna non filtrava luce, e il magro Nith osservò che nessuno aveva più visto i due vecchi. Anche se con riluttanza fu organizzata una spedizione capitanata dal borgomastro assieme al fabbro Shang e il tagliapietre Thul. Dopo aver abbattuto la porticina trovarono due scheletri perfettamente ripuliti accanto al camino e per terra una gran numero di grossi scarafaggi. 

Tra i notabili ci furono numerose discussioni. Zath il medico parlò a lungo con il primo notaio Nith e gli altri, e alla fine approvarono la famosa legge di cui raccontano i mercanti di Hatheg e su cui discutoni i viaggiatori a Nir: che a Ulthar nessuno può uccidere un gatto.



Lovecraft aveva una grande passione per i gatti. Ne ebbe uno che si chiamava Nigger-Man.

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