Il protagonista narra la sua spiacevole avventura avvenuta in
un pomeriggio del novembre del 1896. Diretto in bicicletta da Boston ad Arkam
per delle ricerche genealogiche, attraversando
i boschi nella valle del Miskatonic, fu sorpreso da un temporale e cercando
rifugio trovò un antico e repellente edificio di legno in mezzo a due grandi
olmi nudi ai piedi di un’altura rocciosa.
Pur credendo che la fattoria fosse disabitata bussò senza
ottenere risposta così con un po’ di timore aprì la porta ed entrò. L’ingresso era
piccolo e spoglio. Una scala portava al piano superiore mentre ai lati due
porte chiuse immettevano in altri ambienti. Dalla porta di sinistra entrò in un
salotto scarsamente arredato: un tavolo, diverse sedie, un camino su cui ticchettava
un vecchio orologio. Curiosando per la stanza notò alcune carte e dei libri poggiati
sul tavolo (una Bibbia del sec.
XVIII, una copia del Pilgrim’s Progress
dello stesso periodo illustrata con grottesche incisioni su legno e stampata
dal fabbricante di almanacchi Isaiah Thomas, le pagine semimarcite del Magnalia Christi Americana di Cotton
Mather e altri libri ugualmente antiquati). Tra questi notò un libro in ottimo
stato, di media grandezza rilegato in pelle con fermagli di metallo. Il suo
stupore crebbe quando scoprì che si trattava della rarissima descrizione del
Congo (Regnum Congo) redatta in
latino da Pigafetta e basata sugli appunti del marinaio Lopez, arricchita dalle
curiose illustrazioni (congolesi dalla pelle bianca e i lineamenti europei) dei
fratelli De Bry, data di pubblicazione Francoforte 1598.
Sfogliò il libro incuriosito e notò la tendenza del volume
ad aprirsi alla pagina dove si trovava la Tavola XII che rappresentava, con
orrendi particolari, una macelleria dei cannibali Anzique.
Ad un tratto fu sorpreso da un rumore di passi nella stanza
di sopra. Attese finché la porta del salotto non si aprì e sulla soglia comparve
uno strano uomo. Un vecchio dalla barba bianca vestito di stracci alto e
possente. La fronte coperta da una ciocca di capelli bianchi e gli occhi
azzurri, benché un po’ iniettati di sangue, sembravano anormalmente intensi ed
acuti. Seppur trascurato appariva distinto e impressionante.
Fece accomodare il suo ospite e si sedette di fronte al lui.
Parlava in modo stranissimo, una forma esasperata di dialetto americano ormai
in disuso da tempo.
Parlarono della pioggia e come non passasse più nessuno da
quelle parti dopo che era stata tolta la diligenza per Arkam. Presto la
discussione passò al libro e di come il vecchio ne fosse venuto in possesso. Questi
rispose che gli era stato regalato dal
capitano Ebenezer Holt nel sessantotto. Questi navigò per anni su un mercantile
di Salem collezionando cose curiose ad ogni porto in cui si fermava. Li libro
in questione lo trovò a Londra.
Il vecchio prese il libro ed, inforcando un paio di occhiali
sporchi e antiquati con piccole lenti ottagonali e montatura di ferro,
rifletteva sulla sua stranezza, specie delle illustrazioni.
“Ebenezer sapeje legge
lu latinu ma io no. Me lu leggeje due o tre mastri de scola e poi lu parroco
Clark, quello che annegaje nello stagno… strano come’ figure fanno pensare, … hai
visto mai alberi co ‘e foglie così grandi… e l’uomini … mica sono negri, non ci
somigliano … chisti so’ come scimmie o miezz’uomini e miezzo scimmie”.
Poi indicò un’altra illustrazione che rappresentava un
incrocio tra un drago e una testa di alligatore per poi arrivare alla Tavola
XII.
Il suo interesse morboso per quella scena era evidente,
facendo notare allo sventurato ospite tutti i dettagli della carneficina, i
brandelli dei corpi mutilati, i piedi, la testa. E gli confessò che quasi gli
facevano venire l’acquolina.
Il temporale aumentava d’intensità e l’aria fu scossa da un
lampo terribile.
Il vecchio continuava: “per
quanto rispetti l’Onnipotente, cominciai a sentire un certo appetito per cose
che non potevo ne piantà ne comprà… Dicono che la carne fa sangue e forza e dà
più vita, così pensaje se un cristiano poteva vivere e vivere in eterno se ne
magnava di più”.
Poi sul libro poggiato sul tavolo cadde una goccia rossa. Sollevando
lo sguardo notò che sul soffitto si stava allargando una grande e irregolare
macchia rossa.
Non ebbe neppure il tempo di urlare che cadde un fulmine
potentissimo; la casa maledetta
andò in cenere ed egli sprofondò nell’oblio che salvò la sua mente.
Il vero terrore si può
trovare nelle antiche fattorie nei boschi del New England. Potere, solitudine,
senso del grottesco e superstizione, si uniscono a formare la perfezione dell’orrore.
Qui si trova il primo
accenno alla città di Arkam nella valle del fiume Miskatonic.
Il viaggiatore che,
venendo da Boston, sbagli strada ed imbocchi la biforcazione del picco di
Aylesbury poco oltre Dean’s Corner, si troverà ben presto in una regione
solitaria e strana.
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