mercoledì 22 giugno 2011

L’ultimo esperimento (1927) con Adolphe De Castro


Il racconto narra del dottor Alfred Clarendon noto biologo ed epidemiologo che grazie all’aiuto del suo amico d’infanzia, il governatore Dalton, fu nominato direttore del servizio sanitario del penitenziario di San Quentin (California). Con grande dedizione Clarendon intraprese il suo lavoro trasferendosi nella nuova città con la sorella Georgina, dopo aver trascorso anni i giro per il mondo (Cina, Tibet, India, Africa) ed aver ottenuto parecchi risultati che ne avevano confermato la sua reputazione. Col passare del tempo alcuni dei pazienti (detenuti) dell’istituto cominciarono a manifestare evidenti sintomi di un male sconosciuto che presto li portava inesorabilmente alla morte. Il dottor si dedicò anima e corpo allo studio di questo male mostrando però un distacco professionale che attirò prima i risentimenti e poi i sospetti da parte di colleghi ed infine dell’opinione pubblica. Indifferente alle voci malevole Clarendon continuava il suo lavoro anche a casa dove aveva allestito un laboratorio in un capanno dietro la sua abitazione. I casi di febbre nera si moltiplicarono e la città fu presa dal panico finendo per spopolarsi. Di tutto ciò il dottore non si curava ma il sospetto che egli stesse tramando qualcosa di turpe continuò ad essere oggetto della stampa. Questa non risparmiò alcuna critica e quando non poteva attingere a prove tangibili non esitò ad inventare storie ed illazioni sul conto del dottore e del suo entourage. Infatti egli si circondava di assistenti alquanto bizzarri. 8 tibetani in tunica nera come servitori domestici e l’inquietante Surama, proveniente da una ignota zona dell’Africa che il dottore aveva visitato anni prima (un uomo molto più vecchio di quanto si sarebbe potuto comunemente pensare). Quest’individuo dall’aspetto sinistro e dalla risata diabolica diventò l’ombra di Clarendon. Intanto tra il governatore Dalton e Georgina si riaccese una vecchia fiamma giovanile.
Clarendon ormai del tutto alienato e succube del servitore Surama, si rifiutò di approvare tale relazione.

Anche dopo essere stato destituito dal suo incarico di direttore egli continuò i suoi esperimenti utilizzando numerose cavie (animali e anche uomini tra cui i suoi stessi servitori) somministrando loro dei preparati tramite una siringa d’oro. Padrone e servitore s’erano ormai scambiati i rispettivi ruoli e capitava spesso che egli formulasse strane litanie (invocò terrificanti maledizioni dalle stelle e dagli abissi di là delle stelle).
Tutto ciò insospettì la sorella e minò la sua salute fisica e mentale, ma comunque rimase accanto al fratello.
In alcune discussioni di questi con il servitore poté carpire alcune frasi che trattavano strani rituali, leggende provenienti dal Tibet e dalla Cina su Yog-Sothoth, di dei-diavoli e del mondo degli Antichi. Del mito di Atlantide, dell Azif di Alhazared (volume dalla rilegatura in ottone scritto in un misterioso alfabeto, greco antico), Irem dalle mille colonne, i templi sotterranei di Nug e Yeb (Iä! Shub-Niggurath!).

Accecato da un qualche incantesimo una sera tentò d’infettare la sorella con la scusa di somministrarle della morfina ma il provvidenziale intervanto di Dalton scongiurò questo proposito. In un attimo di lucidità confessò al vecchio amico che aveva risvegliato Surama (che non apparteneva a questa terra) e questi lo aveva costretto ad infettare con la febbre nera parecchie vittime ma adesso doveva essere fermato. Dopodiché s’inoculò lui stesso una dose di quel male. Durante la notte Clarendon si recò nel suo laboratorio e lo diede alle fiamme morendo in esso. Il giorno dopo furono ritrovati i corpi carbonizzato del dottore e di un essere dalla testa umana ma dal corpo inusuale. 

Georgina e Dalton si sposarono e questi nutrì per sempre un autentico odio per l’occultismo, i viaggi, le siringhe, e alfabeti sconosciuti.

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