venerdì 24 giugno 2011

L'antica gente dei monti (1927)

(da una lettera a Donald Wandrei, 2 novembre 1927)


Narra di uno sogno di ambientazione romana fatto dall’autore.
Egli (che nel sogno era il questore L. Celio Rufo) si trovava a Pompelo (Pamplona), nella Spagna Ceteriore ed era il giorno che precedeva le Calende di novembre.
Era stato mandato in quella regione insieme ad un’ambasciata per indagare su certi rituali che avvenivano in quel periodo sui monti durante i quali scomparivano degli uomini. Interrogati alcuni vascones anche se riluttanti parlavano di primitivi rituali e di antiche divinità.
I romani decisero di intervenire per far cessare quelle barbarie che infangavano l’autorità dell’Impero.
La notte una squadra formata dagli ambasciatori, centurioni e soldati, intraprese il cammino su per i monti dai quali proveniva un incessante suono di tamburi.
Mentre si avvicinavano al presunto altare dove si stava tenendo il rituale, all’improvviso il vento cominciò a soffiare forte (battito di ali gigantesche). Mentre un bagliore proveniente dalla valle dove avevano lasciato i cavalli spazzò via gli animali e i loro guardiani. Furono avvolti dalle tenebre e sul destino della coorte non si seppe più nulla.

Malitia vetus, malitia vetus est … venit … tandem venit …

Tuo per la supremazia gotica
G. Iulius Verus Maximinus

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